La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea

La Giudicessa

Storia di Eleonora di Arborea

Disposta a tutto per liberare il suo popolo

Eleonora è poco più che una bambina quando, allontanata dalla città dal padre Mariano, giudice di Arborea, a causa della peste e della malaria che stanno decimando la popolazione dell'isola, comprende ciò che desidera per il suo futuro. Cresciuta per diventare una donna colta e raffinata, e per fare un matrimonio di convenienza, Eleonora vede nel padre, stratega e condottiero ineguagliabile, e nella madre, donna dolce ma determinata e fedele consigliera del marito, i suoi due modelli. Un matrimonio d'amore, il loro, così inconsueto per quei tempi. Ed Eleonora vorrebbe lo stesso per sé, ma, ascoltando i racconti della madre sulla storia del regno, sente anche di voler lasciare il segno nella storia dell'amata terra in cui è nata.


Come ora il padre è impegnato nella guerra per l'indipendenza dal regno d'Aragona, così anche lei vuole legare il proprio destino a quello della patria. Sembra impossibile per una donna, terzogenita con un fratello maschio a cui tutto spetterebbe, eppure sarà esattamente questo il suo destino.


Eleonora di Arborea, giovanissima, diventerà la prima e unica donna a ricoprire il ruolo di giudicessa. Sarà decisivo il suo comando per l'indipendenza dell'Arborea e, soprattutto, cambierà per sempre la storia del diritto del suo paese, aggiornando un codice, la "Carta de Logu", che resterà in vigore fino al 1827. Per giungere a questo, dovrà lottare strenuamente contro chi vorrebbe relegarla al mero ruolo di moglie, quando lei è destinata a essere molto di più. Ma nulla potrà fermarla dal suo proposito: portare a compimento il sogno del padre, un regno di Arborea unito e indipendente.

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Incipit

Oristano 1349

 

Il palazzo giudicale era avvolto dall’oscurità e da un sonno tormentato e pesante come la morte. Il vento sibilava nella notte senza stelle né luna. Eleonora dormiva, rigirandosi inquieta nel letto a baldacchino troppo grande per una bambina come lei. Nel sogno, una forma strana avvolta in un ampio mantello nero la chiamava con una voce cupa e macabra e la esortava a farsi avvolgere. Quell’enorme bubbone scuro e gonfio si avvicinava fino a sfiorarle il viso e voleva prenderla con sé.

Forse era quello il suo destino, non era altro che una bambina, non avrebbe mai fatto niente di importante nella vita. Ma lei sapeva invece di essere la terzogenita del giudice di Arborea, la donnicella Eleonora. Non si sarebbe lasciata prendere: non voleva morire. Il giorno prima aveva visto una scena raccapricciante che l’aveva sconvolta. A terra, proprio davanti al loro palazzo c’era il corpo di una bambina che poteva avere circa la sua età. Giaceva supina, sul volto terreo un enorme bubbone violaceo, che lei aveva tentato di nascondere con la manina. Il vestito era troppo corto e stracciato, sporco di sangue e di chissà cos’altro. Quel corpicino era immobile, inerte, gli occhi ancora spalancati davanti all’orrore della morte. Eleonora aveva gridato di terrore.

In un atti­mo aveva capito che la terribile mietitrice non lasciava scampo e si prendeva chi voleva, anche i bambini più piccoli, innocenti e buoni. Ora nel suo incubo il bubbone della peste la incalzava per ghermirla. Lei voleva gridare, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. Allora nel sogno fece l’unica cosa che le era possibile: diede le spalle al suo orribile nemico e cominciò a correre. Sfrecciava per i lunghi corridoi e le buie stanze del palazzo con tutte le forze che aveva in corpo perché voleva allontanarsi da lui, scappare per non essere presa: lei voleva vivere. Quando il bubbone ormai le fu addosso e lei strinse gli occhi, preparandosi all’inevitabile, si svegliò. Perle di sudore le ingemmavano la fronte; tremante restò rannicchiata sotto le coperte, il respiro corto come se avesse davvero affrontato una lunga corsa. «Sono viva» mormorò. «È stato un sogno, non devo aver paura.»

Le opinioni dei lettori

Bellissimo!

 Un libro interessante, che ripercorre storicamente un periodo difficile e per molti versi controverso. Consiglio la lettura, che vi farà immedesimare nel personaggio e vivere con lei vicissitudini mai conosciute prima, emozioni, amori, dolori e paure. Una storia da scoprire..


P.G.

Conivolgente e intenso

L'autrice narra in maniera coinvolgente la storia della principessa medievale di Sardegna vissuta nella seconda metà del XIV secolo, un personaggio storico che sconfina nella leggenda, un’eroina del suo tempo: saggia, riflessiva, intelligente e caparbia, fu la prima e unica donna a ricoprire il ruolo di giudicessa


E.O.

Una donna straordinaria

Il romanzo narra in modo scorrevole e molto piacevole tutta la vita di Eleonora, la prima donna Giudice. Grazie all’autrice per aver scelto di raccontarci un’altra donna straordinaria e stavolta poco conosciuta, che è stato un piacere scoprire attraverso le sue sensibili parole.


L.T.

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